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1.Astinenza
e Digiuno
Il
valore della penitenza, dell'astinenza e del digiuno
per il nostro tempo
(Nota della Conferenza Episcopale
Italiana)
Premessa
Il digiuno e l’astinenza
- insieme alla preghiera, all’elemosina e alle altre opere di carità
- appartengono, da sempre, alla vita e alla prassi penitenziale
della Chiesa: rispondono, infatti, al bisogno permanente del cristiano
di conversione al regno di Dio, di richiesta di perdono per i peccati,
di implorazione dell’aiuto divino, di rendimento di grazie e di
lode al Padre.
Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza spingerà
i credenti non solo a coltivare una più grande sobrietà
di vita, ma anche ad attuare un più lucido e coraggioso discernimento
nei confronti delle scelte da fare in alcuni settori della vita
di oggi: lo esige la fedeltà agli impegni del Battesimo.
Ricordiamo, a titolo di esempio, alcuni comportamenti
che possono facilmente rendere tutti, in qualche modo, schiavi del
superfluo e persino complici dell’ingiustizia:
- il consumo alimentare senza una giusta regola,
accompagnato a volte da un intollerabile spreco di risorse;
- l’uso eccessivo di bevande alcooliche e
di fumo;
- la ricerca incessante di cose superflue,
accettando acriticamente ogni moda e ogni sollecitazione della pubblicità
commerciale;
- le spese abnormi che talvolta accompagnano
le feste popolari e persino alcune ricorrenze religiose;
- la ricerca smodata di forme di divertimento
che non servono al necessario recupero psicologico e fisico, ma
sono finì a se stesse e conducono ad evadere dalla realtà
e dalle proprie responsabilità;
- l’occupazione frenetica, che non lascia
spazio al silenzio, alla riflessione e alla preghiera;
- il ricorso esagerato alla televisione e
agli altri mezzi di comunicazione, che può creare dipendenza,
ostacolare la riflessione personale e impedisce il dialogo in famiglia.
I cristiani sono chiamati dalla grazia di Cristo a comportarsi «come
i figli della luce» e quindi a non partecipare «alle
opere infruttuose delle tenebre» (Ef 5,8.11). Così,
praticando un giusto «digiuno» in questi e in altri
settori della vita personale e sociale, i cristiani non solo si
fanno solidali con quanti, anche non cristiani, tengono in grande
considerazione la sobrietà di vita come componente essenziale
dell’esistenza morale, ma anche offrono una preziosa testimonianza
di fede circa i veri valori della vita umana, favorendo la nostalgia
e la ricerca di quella spiritualità di cui ogni persona ha
grande bisogno.
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Quando si dice "Venerdì
di magro"....
il "Magro" è per tutti i fedeli che hanno compiuto
i 14 anni fino al compimento del 60o anno.
L'astinenza dalle carni (magro) il venerdì: era al principio
segno di povertà, essendo nell'antichità il pesce più
economico che la carne. È segno dell'abbandono del
lusso per vivere una vita più essenziale. |
Quando si dice "Venerdì
è di digiuno"....
Al digiuno sono tenuti tutti i fedeli dal compimento dei 18 anni fino
al compimento del 60o anno.
Il digiuno: anche se limitato al Mercoledì
delle Ceneri, per noi 'ambrosiani' il
Primo Venerdì di Quaresima e al Venerdì
santo, esprime la partecipazione del corpo nel cammino della
conversione, e propizia l'astensione dal peccato.
Il digiuno consiste nell’escludere vino (e alcolici), olio e proteine
animali (carne, pesce, uova, burro, latticini…) e nel consumare solo
pane, pasta, riso, olive, ortaggi e verdure (cotte o crude), frutta
fresca o conservata, ecc. Sono consentiti anche i crostacei: i molluschi
– come si dice - non sono considerati carne né pesce.
La base di questo tipo di digiuno è che si
faccia colazione come d'abitudine, poi si
consumi solo un pasto durante il resto della giornata.
Si può scegliere tra pranzo o cena, secondo le proprie abitudini,
la propria salute e il proprio lavoro. L'altro
pasto sarà sostituito da un semplice spuntino,
secondo le proprie necessità.
In questo modo, per esempio,
se si sceglie il pranzo come pasto completo, a cena si mangi solo
qualcosa che metta nella condizione di trascorrere il resto della
notte senza accusare la fame.
L'importante, e qui sta
l'essenza del digiuno, è, la disciplina, il non mangiare
niente oltre questi tre pasti. Quello che importa è, troncare
l'abitudine di "mangiucchiare,", di aprire il frigorifero
più volte al giorno per "spizzicare" qualcosa.
Evitare completamente, in questo giorno, le caramelle, i dolci,
i cioccolatini, i biscotti e cose di questo tipo. Lasciare da parte
le bevande rinfrescanti ed il caffè.
Nel linguaggio corrente, molte volte si parla di fare digiuno di
dolci, di bevande alcoliche, di rinfreschi, di televisione. Si tratta
di una buona pratica, che ha senz'altro un certo valore e che non
dobbiamo tralasciare di fare. Ma non è corretto dargli il
nome di digiuno: in realtà, si tratta di una mortificazione.
Quando ci si impone una mortificazione, ci si priva volontariamente
di qualcosa offrendo questa pratica come un sacrificio.
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Atto penitenziale per la nostra parrocchia:
La cassettina per la raccolta delle nostre offerte per la realizzazione
di "Progetti di solidarietà" andrà consegnata
il Giovedì Santo nella Messa «In Coena Domini». |
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